lunedì 1 luglio 2019

Quando la scuola non finisce mai


Alla fine di ogni anno scolastico si presenta puntualmente lo stesso problema. Alcuni Istituti scolastici di Bari e provincia pubblicano circolari nelle quali si obbligano i docenti ad espletare un orario di servizio giornaliero oltre il termine delle lezioni. Per svolgere quali mansioni? Riunioni e gruppi di lavoro, riordino dei materiali e delle aule, dipartimenti ecc., sfociando, spesso, in compiti che non appartengono al profilo professionale del docente.
Ma cosa dice la normativa vigente (spesso ignorata, volutamente o meno)? Bisogna far riferimento agli artt. 28 e 29 del CCNL del 29 novembre 2007, tuttora in vigore. L’orario di servizio del docente è strettamente legato all’attività di insegnamento. Pertanto, nei periodi in cui gli studenti non sono presenti (inizio anno scolastico, fine anno scolastico, sospensioni delle lezioni) il docente non ha obblighi di servizio né, tantomeno, un orario da rispettare. Altra cosa sono le ore funzionali all’insegnamento: queste sono individuali (correzione compiti, preparazione lezioni ecc.) e collegiali (fino a 40 ore fra collegi e attività di programmazione/verifica, e fino a 40 ore per i consigli di classe). Si aggiungono, ovviamente, gli obblighi relativi ad esami e scrutini.
Ora, se l’attività di insegnamento si svolge nell’ambito del calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale, le attività funzionali sono invece stabilite dal piano annuale delle attività, che viene deliberato dal Collegio dei docenti all’inizio dell’anno scolastico. 
Ne consegue che nulla può essere imposto al di fuori di quanto già stabilito dal piano annuale delle
attività (non già da decisioni collegiali tardive, né da circolari tassative adottate unicamente dal capo d’istituto); tantomeno può essere prevista una formale presenza a scuola, magari con obbligo di firma, in assenza degli studenti secondo il monte-ore settimanale. I soli docenti delle secondarie di secondo grado sono tenuti a “rimanere a disposizione” nei giorni di svolgimento delle prove scritte degli esami di Stato.
Non tutti i Dirigenti Scolastici, a fronte delle nostre osservazioni puntuali, hanno modificato le loro decisioni.
Ci chiediamo se non si tratti del solito luogo comune sui docenti fannulloni, che vanno obbligati ad andare a scuola anche quando, di fatto, la loro presenza è motivata da incontri pretestuosi. E ci chiediamo, soprattutto, se sia accettabile che gli stessi operatori della scuola possano avallare il sentire comune, ignorando volutamente la particolarità di una professione garantita (ancora) dal principio della libertà di insegnamento e non parificabile ad un qualunque rapporto di lavoro dipendente.
Le attività collegiali delle scuole sono utili e auspicabili, ma devono essere il frutto di una programmazione condivisa e funzionale, non un modo per “tenere i docenti a scuola”.
Una scuola che funziona è una comunità educante in cui si concerta, si condividono obiettivi e modalità, si agisce nell’alveo di norme vigenti e nel rispetto delle regole. Aprire sacche di malcontento e assumere comportamenti impositivi, non costituiscono una modalità positiva di conduzioni di un Istituto. 

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