l'idolatria dei modelli che “funzionano”, tanto più nel settore della conoscenza, dove è complicato definire cosa e quale sia il modello più efficiente. Si dovrebbe sapere (almeno dovrebbero saperlo politici e accademici), che la misurazione dei risultati non è mai asettica e oggettiva, ma dipende da molti fattori, tutti politicamente influenzati. Coloro che decidono le politiche dovrebbero innanzitutto imparare a sottoporre a misurazione e a valutazione gli esiti delle proprie azioni politiche, non foss’altro perché sono quelle decisioni a incidere sui risultati degli atenei, come di tutti i servizi pubblici per la conoscenza. Si scoprirebbe così che le politiche della Gelmini e del suo successore, Profumo, sull’Università non stanno aiutando lo sradicamento del baronato, non stanno incrementando l’accesso al sapere, non stanno alimentando la ricerca, né la stabilizzazione e il benessere di chi lavora nel settore. Un maggiore rispetto per l’autonomia delle nostre comunità e della nostra capacità critica permetterebbe di apprezzare il lavoro dei soggetti, singoli e collettivi, che meticolosamente, con intelligenza e facendo rete, si battono quotidianamente per il miglioramento e la risoluzione dei tanti problemi dell’università barese. Non ci servono, né ci aiutano, le bacchettate di chi, non conoscendo e non conoscendoci, vorrebbe suggerirci come fare, o addirittura venirci a spiegare che perdere un così importante presidio di produzione di cultura e conoscenza, come l’università di Bari, sia per noi un bene. Vogliamo rassicurare politici e ideologi: a Bari non sguazziamo nella mediocrità, anzi la combattiamo costantemente. Abbiamo bisogno di continuare a lavorare per il riscatto del nostro Ateneo come da sempre facciamo e abbiamo dimostrato di saper fare. Continueremo a farlo insieme, a tutti i livelli, a maggior ragione, ancora di più dopo parole così insensate.
FLC CGIL Bari ADI Bari LINK Bari-Rete della Conoscenza
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