venerdì 28 febbraio 2014

No al lavoro gratis! Tutti prorogati e subito. La FLC CGIL al fianco dei lavoratori precari dell'Università di Bari

È sconcertante l’appello al Rettore Uricchio da parte dei 26 lavoratori amministrativi precari  dell’Università di Bari, a casa senza stipendio da quasi due mesi e in alcuni casi addirittura da quattro:
“ANCHE GRATIS, MA FATECI LAVORARE!!!”
I presupposti per vedere conclusa positivamente la loro lotta ci sarebbero tutti, evidentemente non sono bastati i blitz, con tanto di magliette-manifesto, dal Presidente della Regione, Nichi Vendola e dall’assessore regionale Alba Sasso; la raccolta di migliaia di firme a sostegno della causa; i cortei e i sit-in dentro e fuori il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Bari; un contro-albero di Natale; una tenda colorata a presidio del diritto al lavoro stabile e qualificato. La protesta  partita  mesi fa ha visto da subito anche la FLC CGIL in prima fila, e da allora sono stati raggiunti importanti traguardi.
Uno su tutti che credevamo il più importante: il superamento dell’ostacolo finanziario.  Già prima di Natale  la Regione Puglia ha formalmente e ufficialmente destinato fondi straordinari, sufficienti a garantire il rinnovo dei contratti per l’intero anno 2014, per tutti i 26 precari.
Nel frattempo, dopo un’estenuante e lunghissima trattativa “apparentemente” conclusa già da Ottobre e finalmente perfezionata il 24 Febbraio, è stato stipulato da Sindacati ed Università il necessario contratto che consente proroghe e rinnovi anche in deroga al limite dei trentasei mesi (tetto imposto dalla legge).
Superati questi ostacoli, perchè ancora aspettare? Cosa aspettare? Perché giocare con la vita e la disperazione di 26 lavoratori fino a spingerli alla proposta del lavoro gratuito?! Al Rettore Uricchio chiediamo con forza che già il prossimo Consiglio di Amministrazione approvi l’immediata sottoscrizione dei contratti di lavoro, nell’interesse di 26 famiglie, ma anche per favorire il miglioramento della qualità dei servizi erogati agli studenti e alla comunità barese più ampia su cui opera l’Università.
I luoghi in cui si produce conoscenza non possono più essere quelli in cui si produce precarietà, tanto meno dovranno mai essere quelli in cui si lavora “a gratis”!

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