Ci risiamo. Tornano i test INVALSI. Migliaia di alunni (coi loro docenti) delle scuole italiane sono coinvolti nella somministrazione di test nazionali per “la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione”.
Sgombriamo il campo dai soliti pregiudizi: noi della FLC CGIL e dell'UDS Bari, noi che nella scuola lavoriamo e studiamo e che la scuola rappresentiamo, non siamo contrari alla valutazione. La nostra contrarietà è a questo tipo di valutazione ed all'uso che si fa dei risultati dell'indagine Invalsi.
COSA SI DOVREBBE VALUTARE: va valutato il sistema-scuola, dal livello locale a quello nazionale. La valutazione non è limitabile al rapporto docente-discente, ma deve considerare il funzionamento globale dell'istruzione italiana.
COME SI DOVREBBE VALUTARE: la valutazione, come dice Benedetto Vertecchi (ex presidente dell'Invalsi ed esperto pedagogista e docimologo), “deve studiare i risultati dell’insegnamento nel tempo, non scattare inutili istantanee che al più rassicurano il fotografo di turno (un ministro, un preside, un insegnante, lo stesso studente)”. La valutazione deve
analizzare tutto il processo di apprendimento, tenendo conto del contesto socio-economico-culturale, dei livelli di partenza e, solo in ultima analisi, dei risultati, in modo da rendere il sistema-scuola capace di promuovere cambiamento e miglioramento in ogni studente.
PERCHE' SI DOVREBBE VALUTARE:
- per perseguire un miglioramento nella qualità della scuola pubblica statale, in termini di inclusività, formazione, valorizzazione
- per tornare a investire, con progettualità e consapevolezza
- per interpretare il sistema, comprendendo i suoi punti deboli, ma anche i suoi punti di forza
- per produrre cambiamento, nella metodologia, nell'approccio didattico
- per evidenziare le esperienze da implementare, condividere, sostenere
A CHE SERVONO LE PROVE INVALSI OGGI E COME MODIFICANO LA DIDATTICA: il Ministero ha pericolosamente connesso i risultati delle prove Invalsi alla carriera dei docenti. Si scardina il principio costituzionale della libertà di insegnamento, si introduce un principio di premialità economica nei confronti dei docenti “migliori” e si scatena, così, una malsana competitività fra studenti, fra docenti, fra Istituti.
Valutazione e didattica sono evidentemente connesse a stretto giro, e non si può pensare di modificare l’una senza che l’altra ne risenta. Adeguare la didattica alla valutazione con i test significa produrre puro nozionismo e di certo non incoraggiare il sapere critico e la valorizzazione delle differenze. Quello a cui tendono questi test è una dannosa standardizzazione non solo dei processi educativi e dei saperi degli studenti, che vengono “addestrati” a discernere la risposta giusta o sbagliata, senza possibilità di esprimere un ragionamento o un’opinione.
Sarebbe ora che, dopo anni di denigrazione, tagli indiscriminati, riforme approssimative e conseguente abbassamento della qualità dell'istruzione pubblica statale, il Ministero ricominciasse a confrontarsi, ad aprire un dibattito serio, lungimirante, autentico. Perché la valutazione non produca accuse e sanzioni ma, davvero, valorizzazione.
FLC CGIL Bari - Unione degli Studenti Bari
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